sabato 18 aprile 2009

La democrazia deve contemplare l’esercizio di una pubblica deliberazione che sia inclusiva, influente ed egualitaria. Il dibattito pubblico deve assicurare che ogni partecipante abbia adeguate occasioni di espressione, che i partecipanti si capiscano reciprocamente e mostrino la dovuta considerazione gli uni per gli altri. Il dibattito dovrà essere deliberativo, cioè stabilire una solida base informativa, elencare in ordine di priorità i valori chiave, identificare un ventaglio di soluzioni, studiare attentamente vantaggi, svantaggi e compromessi tra le tante scelte possibili, e infine raggiungere la decisione migliore.

John Gastil

Gentili Colleghi dell’Istruzione Artistica,

vorrei esprimere alcune considerazioni a proposito della ipotesi delle due sezioni separate, dove confluirebbero rispettivamente le esigenze dei Las e Isa.

Nella 1° sezione (ex - Las) troverebbero uno spazio privilegiato le Arti principali: pittura e scultura, più Architettura, Fotografia e Video.

Nella 2° sezione (ex - Isa): Design, rientrerebbero, (anche qui post tremenda cura dimagrante), i principali settori delle arti applicate (lapideo, mosaico, ceramica, metalli, tessuti, legno, vetro, arti grafiche).

Il punto più delicato risiede nella creazione di una struttura che, alla prova dei fatti, permetta nel tempo di vivere a tutti i percorsi. Indiscutibilmente il grado di compressione che gli Istituti d'Arte dovranno sopportare sarà molto maggiore rispetto al compattamento imposto ai Licei Artistici.

Altri elementi da valutare in questo senso sono:

• il grado di appeal che tali percorsi potranno esercitare sull'utenza (alcuni settori godono di una diversa considerazione sociale rispetto ad altri, e non sempre ciò è in rapporto con la loro effettiva validità e importanza);

• il tipo e qualità di utenza che prevedibilmente sceglierà un corso piuttosto che un altro;

• le difficoltà legate all’orientamento: secondo questa ipotesi la torta viene divisa in due parti ma la parte che spetta agli ex – Isa dovrà essere ulteriormente frazionata nei vari indirizzi, decretandone, almeno in molte realtà, il rischio chiusura.

Personalmente ritengo che rispetto alle sezioni indicate dal Ministero (Arti figurative, Design / Architettura, New-media) i settori chiaramente individuabili, irrinunciabili del fare attività artistica siano: Arti visive, Design, Beni Culturali.


Arti visive è il percorso che sta alla base degli attuali istituti di istruzione artistica (di alcuni corsi in particolare), nelle triade delle discipline pittoriche, plastiche e geometriche, da integrarsi con i mezzi multimediali. La sua prosecuzione più coerente (ma certamente non l'unica) è l'Accademia di Belle Arti.

Design è il percorso che si fonda sulla Progettazione e sulla sua verifica di Laboratorio. La metodologia progettuale va messa alla prova nei Laboratori scolastici esistenti e va confrontata con la realtà socio-produttiva del territorio. Architettura fondamentalmente è Design edile, la grafica è Visual design. La progettazione-prototipizzazione oggi si fa anche con le nuove tecnologie. Sbocco privilegiato di questo percorso sono le facoltà di Design, Architettura e l'ISIA.

Beni culturali è un percorso un po' atipico per le scuole d'arte in quanto non si fonda sull'unica fondamentale comune matrice: la creatività. Però è un'area di indirizzo che esiste da circa 15 anni nelle nostre scuole, trova uno sbocco universitario nell'omonima facoltà, ed è essenziale per un paese che detiene i 3/4 del patrimonio mondiale di beni storico-artistici. Il rilievo e la catalogazione si realizza in primo luogo con strumenti e tecnologie informatiche.

Pensiamo allora alla formazione in questi settori primari e cioè, semplificando, ai futuri artisti, designer e operatori museali.

Pur essenzializzando, questo schema qui abbozzato si può considerare un possibile punto di partenza, alla ricerca di una condivisione tra gli operatori che possa creare una scuola nuova, una scuola che possa fondere il meglio degli Isa e dei Las e non una scuola che nasce vecchia, spaccata a metà, con due simulacri di ciò che che queste scuole furono in passato, in definitiva due sopravvissuti al disastro. Lasciamo perdere posizioni manichee ("se non siete con noi siete con la Gelmini"), qui interessa solo individuare la formula migliore, anche se fosse il diavolo in persona a proporla.

La proposta qui sommariamente enucleata potrebbe essere verificata insieme ai colleghi delle varie scuole d'Italia, ciò per conferirle una valida articolazione nell'ottica della ottimale formazione dei futuri operatori nel campo dell'arte. Presupposto per la condivisione è creare un gruppo di lavoro interregionale che elabori un'ipotesi frutto della mediazione tra vari punti di vista e diverse esperienze. L'elaborazione dovrebbe cioè essere svolta da un gruppo di volenterosi appartenenti sia ai Licei Artistici sia agli Istituti d’Arte. Eventuali diffidenze sono di solito dovute più che altro alla reciproca scarsa conoscenza.

L’altro punto di partenza per la nostra elaborazione è ovviamente il quadro normativo, soprattutto la L.133, art. 64. Allontanarsi troppo da lì credo sia utopistico.

Mettiamoci d'accordo sui concetti fondamentali, successivamente potremo mettere "in bella" le nostre idee.

In conclusione sostengo che sia utile elaborare una ipotesi di ristrutturazione chiara e direi anche disinteressata. Se da tale proposta emergerà la nostra onestà intellettuale nessuno potrà sospettare corporativismo o faziosità nei nostri progetti, perché avremo perseguito, tenendo la barra dritta, gli alti obiettivi dichiarati nel nostro Appello per la salvezza dell'Arte e del suo insegnamento.


Un saluto e un augurio di buon lavoro al Convegno pugliese.


Un elogio grandissimo agli organizzatori di tutti i Convegni, in particolare all'eccezionale "gruppo di fuoco" palermitano.




Fabrizio Mancassòla

Referente CIAN per la Provincia di Lucca

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